Mondo Dei Piccoli

MAMMA,PAPA E IO...

Lo svezzamento


Lo svezzamento, o divezzamento è il momento in cui il bambino passa da una dieta lattea a una dieta in cui vengono gradualmente introdotti altri alimenti. Questo passaggio avviene generalmente a partire dal 5°-6° mese, ma non è detto, in quanto bisogna prestare attenzione al comportamento del bambino stesso per capire quando arriva il momento giusto.

I segnali che aiutano a capire che il bimbo è pronto sono diversi, in generale ci si accorge che ha più fame del solito e la poppata non lo sazia del tutto, tanto che ricomincia a svegliarsi di notte per mangiare. Il bimbo segnala il suo appetito anche quando mamma e papà sono seduti a tavola e li osserva insistentemente mangiare.

La dieta dello svezzamento va testata procedendo per gradi, senza comunque eliminare del tutto il latte, sia materno che artificiale: pian piano sarà il bambino stesso a voler bere sempre meno latte, integrato poi da alimenti più solidi.

Si può cominciare con cibi molto semplici, come crema di riso mescolata al latte, per introdurre poi farinate, e pappe liquide di frutta e verdura. L'importante è non mischiare e sfamare il piccolo con lo stesso alimento almeno per quattro giorni di seguito, di modo che il suo stomaco possa abituarsi.

È fondamentale che durante lo svezzamento il bambino si senta completamente a suo agio, e perché questo avvenga mamma e papà devono essere calmi e rilassati. La mamma può portare il cibo alla bocca con un cucchiaino, possibilmente di plastica, o direttamente con il dito, aspettando che il piccolo succhi di sua spontanea volontà.

Bisogna evitare che il bebè senta tensione, anche quando non vuole proprio mangiare, meglio fare un passo indietro e tornare al latte. Il rifiuto può anche significare che il bimbo non gradisce il nuovo alimento e bisogna provare pazientemente qualcosa di diverso.

Ci sono poche norme igieniche da seguire nella pratica, come per esempio lavare sempre le mani nella preparazione delle pietanze, così come si deve tenere pulito il piano dove si cucina e procedere alla sterilizzazione di cucchiaini e biberon fino almeno al primo anno di età. Inoltre si deve fare sempre attenzione alla temperatura della pappa, che non sia troppo calda, magari provandola per primi.

Il modo migliore per affrontare questa fase è mangiare con lui, di modo che per lui il pasto non sia solo un modo per saziarsi, ma anche un momento di gioia da condividere con la famiglia.

Per il bambino mangiare può essere anche qualcosa di divertente e interessante, se gioca con la pappa per esempio, impara a tenere in mano il cucchiaino. Non si deve mai sforzare il bimbo a mangiare e men che meno svegliarlo per dargli la pappa, perché non necessariamente deve rispettare degli orari precisi e sarà lui stesso a far capire quando ha fame.


Da 2 a 5 mesi
Dopo il secondo mese, l'alimentazione è ancora costituita esclusivamente dal latte. Di solito, in questa fase il bambino mangia più velocemente, e questo spiega perché la poppata sembra più breve.

Non è consigliabile affrettare il passaggio ad altri alimenti per accelerare lo svezzamento, sia nel caso dell'allattamento naturale, che comunque, come confermano anche studi recenti, è meglio prolungare per tutti i vantaggi apportati dal latte materno, sia nel caso di allattamento artificiale. Generalmente, al quinto mese i bambini allattati artificialmente passano allo svezzamento, mentre i bambini allattati al seno proseguiranno con il latte materno per altri due mesi.

Da 6 a 18 mesi
Dopo il periodo dello svezzamento, che, lo ricordiamo, può essere molto variabile a seconda del bambino, il piccolo si stabilizza di solito sui quattro pasti quotidiani, integrati da eventuali "spuntini" e bevande.

Oltre a passati e omogeneizzati il bimbo può cominciare a sperimentare nuovi sapori e forme più solide, come ad esempio cominciare a succhiare delle fette di pane, meglio se integrale, formaggio molle a pezzettini, carne tritata, filetto di pesce in piccoli pezzi e uova sode a fettine.

Per quanto riguarda la frutta fresca, anch'essa può essere ingerita in forma solida, purché privata della pelle, dei semini e dei noccioli, mentre per le verdure si possono dare al bimbo patate schiacciate e carote tagliate a strisce, di modo che possa afferrarle facilmente con la manina.

È importante incoraggiare sempre il bambino, aiutarlo a usare cucchiaio e bicchiere, di modo che possa sviluppare le sue abilità e la coordinazione tra la mano e gli occhi. La fame è un ottimo stimolo per lui, per cominciare ad essere autonomo, ma non ci disperiamo se non riesce: ogni bambino ha i suoi tempi e generalmente questi progressi richiedono mesi di "allenamento".



Da 18 a 36 mesi
Crescendo, il bambino ha più bisogno di variare le sostanze nutritive: proteine, vitamine, sali minerali, grassi e carboidrati, è molto importante diversificare l'alimentazione, sempre però facendo caso ai gusti personali del piccolo che possono anche segnalare eventuali intolleranze.

Tutti i bambini preferiscono mangiare poco e spesso, perché il loro stomaco è piccolino, l'importante è il tipo e la qualità degli alimenti che mangia, perché possa assumere il fabbisogno giornaliero di sostanze nutritive e calorie, che, in proporzione, è maggiore rispetto agli adulti.

Oltre ai tre pasti principali, che è bene si svolgano a tavola col resto della famiglia, il bambino ha bisogno di consumare diversi spuntini nel corso della giornata, anche se non devono interferire troppo con l'appetito, per cui si raccomanda di evitare cibi troppo grassi, come i dolci in generale e le bevande gassate, preferendo frutta, verdura e succhi di frutta diluiti con acqua.


Da 3 a 5 anni
A partire dai tre anni il bambino ha ormai sperimentato quasi tutti i sapori e la sua dieta è paragonabile a quella di un adulto, anche se in quantità minori. Il pasto non è più soltanto il momento in cui si sfama, ma diventa anche un'occasione di socializzare.

Il comportamento della famiglia, tenuto durante pranzi e cene, è una fonte di apprendimento molto importante per il bambino, che imitando mamma e papà, impara come stare a tavola. Se per esempio la famiglia è abituata a ritrovarsi in orari convenuti, a conversare o cucinare insieme, allora il bimbo percepirà questo rituale come qualcosa di positivo e anche da grande porterà con sé queste consuetudini.

È importante stimolare e incoraggiare il comportamento del bambino, ricompensandolo con piccoli premi se si comporta bene, per esempio se non si agita sul seggiolone. Se impara a stare bene a tavola in casa, sarà in grado di mantenere le stesse abitudini anche fuori o quando si hanno degli ospiti.

Il pasto è spesso l'occasione di ritrovarsi, soprattutto se i genitori lavorano, quindi bisogna approfittarne perché il bambino associ al cibo il concetto di affetto, proprio dello stare insieme. È bene dunque lasciare da parte i conflitti e rimandare le discussioni in altro contesto: soprattutto a tavola non si devono esprimere al piccolo le proprie tensioni, perché potrebbe guastare il suo comportamento alimentare.

Questa età è importante anche perché il bambino entra a contatto con i suoi coetanei, per esempio all'asilo, e questo contatto accresce gli stimoli che riceve. È anche possibile che nel nuovo ambiente provi altri tipi di sapori, ma a casa preferirà mantenere le sue abitudini.