Mondo Dei Piccoli

MAMMA,PAPA E IO...

Le mele d'oro


"Le mele d'oro" C'era una volta, in una valle tra altissime montagne, un contadino molto povero che viveva in una casa proprio ai piedi del grande ghiacciaio. Egli possedeva pochissimo denaro, ma in compenso aveva tantissimi figli. Ma siccome tutti nella casa vivevano in letizia ed armonia – i bambini, i genitori ed il vecchio nonno - le difficoltà ed i problemi pesavano sulla famiglia solo per metà.

In una notte buia e tempestosa, il contadino e la sua numerosa famiglia sentirono bussare alla porta. Quando l'uomo andò ad aprire, dapprima non vide che buio e neve turbinante davanti all'uscio. Ma poi, guardando con più attenzione, scorse ai suoi piedi un piccolo ometto con un cappello rosso a punta che a stento spuntava da sotto un mucchio di neve.

"Buon uomo, puoi ospitarmi per la notte sotto il tuo tetto?" chiese lo gnomo.



Ma certo, vieni dentro e chiudi la porta! Fuori fa molto freddo, ma qui dentro un bel fuoco e un po' di minestra calda potranno ridarti sollievo!"

Essi divisero con il piccolo ospite quel poco che avevano, con l'ospitalità della gente povera di mezzi ma ricca di amore, e gli prepararono un giaciglio di fortuna, che però sembrò all'ometto un soffice materasso di piume per il calore e l'amicizia con cui era stato accolto. Il mattino dopo lo gnomo trasse dalla sua sacca due mele e le adagiò nella culla dell'ultimo nato che ancora dormiva placidamente simile ad un angelo.

"Addio, brava gente. Non mi conoscevate e mi avete aperto la porta, avevate poco da darmi ma l'avete offerto con il cuore; sarete ricompensati come meritate! "

Lo gnomo salutò cordialmente la famiglia e se ne andò come era venuto.

Il vecchio nonno, che era ormai troppo anziano per andare nei campi a lavorare, prese come ogni giorno il suo posto accanto alla finestra, dalla quale poteva osservare ciò che accadeva intorno alla casa. E fu così che vide l'ometto allontanarsi sul sentiero, e diventare sempre più grande man mano che procedeva verso il bosco. Un attimo prima che il misterioso ospite notturno scomparisse nella nebbia che avvolgeva la grande montagna di ghiaccio, il vecchio nonno vide il cappello rosso da gnomo che egli indossava trasformarsi in una splendida corona d'oro, il cui bagliore sembrò rimanere ancora nell'aria quando già l'omino era sparito alla vista.

Stupito, il nonno si apprestava a raccontare alla famiglia quello che aveva appena osservato dalla finestra, quando ecco che il contadino si avvicinò alla culla del suo ultimogenito per depositarvi un bacio prima di partire per il lavoro nei campi.

Chinandosi sulla culla, vide che le mele che il loro ospite vi aveva adagiato scintillavano come gioielli. Il contadino ne prese una tra le mani, e stupefatto esclamò: "Ma... queste mele non sono mele come le altre! Sono d'oro, d'oro purissimo!



Con questo regalo che il nostro nuovo amico gnomo ci ha lasciato non avremo mai più problemi. Potremo comprare carne e formaggio, e vestiti nuovi per1 nostri bambini, e riparare questa vecchia casa così che il nonno non soffrirà più per gli spifferi gelidi che adesso soffiano in ogni angolo! "

Vicino alla casa del contadino viveva un pastore, il quale -appena venuto a conoscenza della buona sorte capitata al suo dirimpettaio, che da povero in canna che era viveva adesso senza più preoccupazioni- si mise a riflettere tra sé: "Certo, il mio vicino contadino ha avuto una bella fortuna. Prima era più povero di me, a fatica riusciva a mantenere sé e la sua numerosa famiglia. Ed ora, solo per aver ospitato per una notte uno sconosciuto, si ritrova senza più problemi e con la sua solita allegria! Voglio anch'io mettermi alla ricerca di questo misterioso ometto che va in giro regalando mele d'oro..." e con questa intenzione, roso dall'invidia e dalla gelosia per il suo buon vicino di casa, il pastore si mise in viaggio alla ricerca del Re degli Gnomi per vedere di ottenere anche lui un regalo così generoso.

Faceva molto freddo, il vento turbinava intorno al pastore e gli entrava fin sotto la camicia e giù lungo la schiena, mentre l'uomo affondava ad ogni passo nella neve fino alle ginocchia. Improvvisamente egli si trovò di fronte alla grande montagna di ghiaccio che sovrastava il villaggio dove viveva.


Allora il pastore scrutò con attenzione in ogni anfratto, su ogni altura, dietro ogni masso della grande montagna, ma non gli riuscì di scovare il rifugio del Re degli Gnomi.

E man mano che andava avanti nella sua ricerca, il pastore diventava sempre più impaziente ed adirato: "Ma com'è che io non riesco a trovarlo? Eppure ho portato con me una borraccia piena di zuppa calda con la carne e le verdure, ed un formaggio fatto con il latte delle mie pecore; potrei offrire al Re degli Gnomi ben più di quello che ha avuto da quel poveraccio del mio vicino. Pilli! Una scodella di minestra annacquata ed un tozzo di pane secco..." Infine il pastore, rosso in viso dalla collera e deciso ormai a ritornarsene sui suoi passi, tentò per l'ultima volta di incontrare il Re degli Gnomi che regnava sul ghiacciaio e tutto intorno.

Portandosi la mano alla bocca per superare il fischio impetuoso del vento, il pastore gridò: "Ehi, voi! Non c'è nessuno su questa montagna? Re degli Gnomi, ti ho portato il frutto del mio lavoro, sentirai che delizia! Allora, vuoi venire fuori sì o no? Stupido gnomo, e io che ho fatto tanta strada per venirti a cercare! Sei proprio sciocco a non farti trovare; per un paio di misere mele d'oro potrei regalarti tutto il formaggio che vuoi! ".

Mentre il pastore strillava con tutte le sue forze contro il Re degli Gnomi che non riusciva a vedere, gli si avvicinò una vecchina che a malapena si reggeva sulle gambe. Ella tremava come una foglia, vestita solo di stracci che non riuscivano a tenere lontana la furia del gelo; lo scialle aveva più buchi di un colabrodo e le scarpe erano ormai ridotte ad essere tenute insieme con legacci di cuoio.

"Ti prego, mio buon giovane, aiutami! Ho sentito che tieni nella bisaccia ogni genere di delizia; dammi solo un po' di minestra calda, per favore. .Ho ancora molta strada da fare, e questo freddo mi sta togliendo tutte le forze. "

Ma il pastore, ormai fuori di sé dalla collera, apostrofò così la povera vecchia: "Ma vattene di qui, vecchiaccia importuna! Non vedi che sto cercando il Re degli Gnomi? E credi che darei a te quello che ho preparato per lui? Cosa potresti darmi tu in cambio?

Nemmeno possiedi il necessario per coprirti, e io dovrei dare a te1 doni che ho preparato per il sovrano della grande montagna di ghiaccio... Via, vattene via da qui e non mi disturbare più ; mentre tu stai qui a cianciare il Re degli Gnomi potrebbe chiamarmi, e io non sentirlo... Avanti, vattene di qui, brutta vecchiaccia, e lasciami in pace!" La povera vecchia, sconsolata, si voltò e riprese la strada da dove era venuta; e non appena scomparve alla vista del pastore, riprese le sue vere sembianze. Ella non era infatti altri che il Re degli Gnomi, che aveva così voluto mettere alla prova l'avido pastore.




Allora il pastore scrutò con attenzione in ogni anfratto, su ogni altura, dietro ogni masso della grande montagna, ma non gli riuscì di scovare il rifugio del Re degli Gnomi.

E man mano che andava avanti nella sua ricerca, il pastore diventava sempre più impaziente ed adirato: "Ma com'è che io non riesco a trovarlo? Eppure ho portato con me una borraccia piena di zuppa calda con la carne e le verdure, ed un formaggio fatto con il latte delle mie pecore; potrei offrire al Re degli Gnomi ben più di quello che ha avuto da quel poveraccio del mio vicino. Pilli! Una scodella di minestra annacquata ed un tozzo di pane secco..." Infine il pastore, rosso in viso dalla collera e deciso ormai a ritornarsene sui suoi passi, tentò per l'ultima volta di incontrare il Re degli Gnomi che regnava sul ghiacciaio e tutto intorno.

Portandosi la mano alla bocca per superare il fischio impetuoso del vento, il pastore gridò: "Ehi, voi! Non c'è nessuno su questa montagna? Re degli Gnomi, ti ho portato il frutto del mio lavoro, sentirai che delizia! Allora, vuoi venire fuori sì o no? Stupido gnomo, e io che ho fatto tanta strada per venirti a cercare! Sei proprio sciocco a non farti trovare; per un paio di misere mele d'oro potrei regalarti tutto il formaggio che vuoi! ".

Mentre il pastore strillava con tutte le sue forze contro il Re degli Gnomi che non riusciva a vedere, gli si avvicinò una vecchina che a malapena si reggeva sulle gambe. Ella tremava come una foglia, vestita solo di stracci che non riuscivano a tenere lontana la furia del gelo; lo scialle aveva più buchi di un colabrodo e le scarpe erano ormai ridotte ad essere tenute insieme con legacci di cuoio.

"Ti prego, mio buon giovane, aiutami! Ho sentito che tieni nella bisaccia ogni genere di delizia; dammi solo un po' di minestra calda, per favore. .Ho ancora molta strada da fare, e questo freddo mi sta togliendo tutte le forze. "

Ma il pastore, ormai fuori di sé dalla collera, apostrofò così la povera vecchia: "Ma vattene di qui, vecchiaccia importuna! Non vedi che sto cercando il Re degli Gnomi? E credi che darei a te quello che ho preparato per lui? Cosa potresti darmi tu in cambio?

Nemmeno possiedi il necessario per coprirti, e io dovrei dare a te1 doni che ho preparato per il sovrano della grande montagna di ghiaccio... Via, vattene via da qui e non mi disturbare più ; mentre tu stai qui a cianciare il Re degli Gnomi potrebbe chiamarmi, e io non sentirlo... Avanti, vattene di qui, brutta vecchiaccia, e lasciami in pace!" La povera vecchia, sconsolata, si voltò e riprese la strada da dove era venuta; e non appena scomparve alla vista del pastore, riprese le sue vere sembianze. Ella non era infatti altri che il Re degli Gnomi, che aveva così voluto mettere alla prova l'avido pastore.




Il sovrano, avuta la conferma che l'uomo lo cercava soltanto per ricavame in cambio la ricchezza, e non per bontà d'animo e nobiltà di cuore, decise di punirlo in modo esemplare, e apparendo davanti a lui esclamò: "Ah sì, volevi un regalo? Bene, mio caro amico, te lo sei proprio meritato; ti ringrazio di cuore per1magnifici doni che mi hai portato, ed in cambio ti darò non due, ma molte, molte mele..." Il pastore, che già si fregava le mani per la contentezza, vide piovere dall'alto una valanga di mele di pietra, ognuna più pesante dell'altra, che gli cadevano addosso da ogni parte, facendogli dei gran bernoccoli sulla testa. E mentre il pastore scappava di gran carriera lontano dalla montagna di ghiaccio, inseguito dalla pioggia di pietre, il Re degli Gnomi ritornò nel suo regno nascosto, tenendosi con due mani la grossa pancia che a furia di ridere gli faceva quasi male. "Ah, ah! Hai voluto le mele? Eccotele; e ricordati di non essere ingordo, perché troppe tutte insieme fanno male! Ah, ah, ah...."


Il pastore si allontanò correndo dal grande ghiacciaio e nessuno lo vide mai più nel villaggio. Il contadino e la sua famiglia vissero invece ancora per molti anni nella piccola casa ai piedi della montagna, e ogni tanto ricevevano con piacere la visita del Re degli Gnomi, il vecchio amico che una notte di gelo aveva trovato rifugio presso di loro.